Come curare il vigneto in inverno: la fresatura della vigna per un terreno più fertile e sano

Una delle attività viticole autunno-invernali più importanti benché spesso sottovalutata è senza dubbio la fresatura del terreno. Una buona gestione del suolo nei mesi “freddi” mediante fresatura infatti ne agevola la conservazione e la fertilità, oltre a favorire il mantenimento delle viti in equilibrio vegeto-produttivo, condizione fondamentale per ottenere uve di qualità. In quest’articolo illustrerò nel dettaglio questa pratica così da poterla mettere in pratica agevolmente.

Generalmente l’autunno e l’inverno sono le stagioni più piovose dell’anno, condizione che rende possibile la lavorazione del terreno ad una profondità di 15-18 centimetri, soglia oltre la quale non è mai consigliabile andare (eccezion fatta ovviamente per lo scasso pre-impianto). Ma siccome la quantità e la distribuzione delle piogge varia di zona in zona, per far si che la lavorazione in profondità del terreno avvenga nel modo più sicuro possibile è cruciale conoscere nel dettaglio le condizioni pedoclimatiche specifiche del vigneto (facilmente riscontrabili mediante l’utilizzo di una stazione meteo):

  • nel nord Italia, con disponibilità idrica mediamente superiore ai 550-700 mm annui e soprattutto con una distribuzione regolare degli eventi piovosi, è possibile spingersi alle profondità indicate in precedenza (15-18 centimetri);
  • nel meridione, dove le piogge sono meno abbondanti e più rare, è consigliabile procedere ad una lavorazione meno profonda del terreno e non superare i 10-13 centimetri.

Essendo la fresatura una pratica che agisce solo sugli strati più superficiali del terreno, si capisce il motivo per cui al sud (dove sorge il mio vigneto) questo tipo di lavorazione autunno-invernale del terreno è molto frequente.

Lavorare il terreno nei mesi freddi dell’anno mediante fresatura è molto importante per svariati motivi:

  • per eliminare le erbe infestanti e ridurre quindi la competizione di queste con la vite per l’accaparramento dell’acqua e degli elementi nutritivi in genere presenti nel suolo. Da questo punto di vista non va mai dimenticato che le infestanti non sono un male a prescindere per la vite in quanto, soprattutto in alcune stagioni, svolgono un’azione regolatrice del vigore della pianta e possono quindi essere usate per migliorare la qualità dell’uva; in altre stagioni invece le infestanti possono rappresentare una fonte preziosa di sostanza organica;
  • per arricchire di sostanze minerali il terreno ed in particolare di azoto, che quindi a seguito di una lavorazione in profondità diventa più disponibile per la pianta e provocandone così un incremento di vigore vegetativo. Questo processo prende il nome di mineralizzazione (appunto perché arricchisce di sostanze minerali il terreno) e si innesca con l’aria che penetrando nel terreno quando “rivoltato” ne aumenta la porosità (ovvero il volume degli spazi vuoti);
  • per rendere meno compatto il terreno e migliorare quindi la sua capacità di trattenere l’acqua, rendendo in questo modo più efficiente l’assorbimento delle piogge autunno-invernali. Questa maggiore capacità di assorbimento dell’acqua per i terreni “scompattati” non è sempre vera, come ad esempio nel caso di un terreno argilloso che, essendo ricco di micropori, è già di per sé in grado di trattenere l’umidità (benché poco areato).

Per sintetizzare possiamo quindi dire che la fresatura ha una triplice utilità:

  1. contrasto alle infestanti;
  2. rinnovamento/arricchimento del terreno;
  3. migliore assorbimento idrico.
comunissima zappa
La zappa

La fresatura del terreno può essere eseguita mediante l’ausilio di svariati mezzi. Fino acinquant’anni fa la coltivazione del terreno del vigneto era l’unica possibilità per mantenere il suolo libero dalle infestanti; all’epoca le lavorazioni venivano effettuate a mano, con la vanga e la zappa (ma anche zappetta, zappone e così via), o tramite traino animale (ancora molto in voga nella viticoltura biodinamica).

Rotavator agganciato al trattore
Rotavator agganciato al trattore

Negli anni ’60 dello scorso secolo vennero poi introdotte le prime macchine per la lavorazione del vigneto, in particolare la fresa o rotavator, prima di piccole dimensioni a conduzione manuale (motozappe) e poi applicate a trattori di larghezza limitata (96 cm) adatti per transitare in interfilari di appena 1,7 m. Oggigiorno la scelta è davvero ampia e varia dall’enorme zappatrice rotativa portata dal trattore ed adatta per lavori in pieno campo su grandi e medie superfici alla più compatta motozappa adatta per lavori in piccoli vigneti come il mio. Ed infatti per fresare il terreno dove sorge il mio vigneto ho fatto ricorso proprio ad una motozappa, abilmente manovrata dall’esperto Alfonso.

Trattore o motozappa, si tratta in entrambi i casi di strumenti indispensabili per la viticoltura moderna e l’agricoltura in generale, proprio perché consentono di ridurre drasticamente i tempi necessari ad eseguire un’operazione come quella della fresatura lunga e molto dispendiosa in termini di energie fisiche (immaginate di trovarvi di fronte ad un campo o ad un grande giardino e di dover rivoltare lo strato più superficiale della terra con una zappa; ci vogliono ore di tempo e tanta fatica fisica).

A prescindere che venga utilizzata una motozappa o un trattore, per eseguire un’ottima fresatura è necessario effettuare l’operazione due volte, soprattutto in presenza di terreni particolarmente compatti. Va considerato però che la fresatura meccanica è un’attività che generalmente interviene solo nei filari (interfila), non essendo questi attrezzi capaci di operare tra un tutore (il palo, di legno o cemento, su cui si sviluppa la vite) e quello successivo. E quindi, anche se vi sono diverse macchine agricole che riescono a lavorare anche il sottofila (zappatrici laterali interceppi), soprattutto per i piccoli vigneti gestiti per passione (come nel mio caso) per completare l’attività è necessario intervenire manualmente con l’ausilio di attrezzi agricoli come la zappa.

Quella della fresatura manuale come detto in precedenza è un’attività davvero lunga e faticosa, perché per eseguirla al meglio è necessario affondare la zappa nel terreno con energia e rivoltare la terra così rimossa, prestando attenzione al termine dell’operazione a che il terreno non presenti dislivelli che potrebbero risultare fatali ai fini dell’erosione. Le infestanti in questo modo falciate possono essere rimosse o sotterrate: io preferisco rimuoverle con un rastrello per evitare che i semi in esse contenuti possano facilitare una rapida ricrescita, soprattutto in abbondanza di nutrienti (in particolar modo l’acqua). In corrispondenza del tronco delle viti la zappatura deve essere ancora più energica in quanto è necessario lasciare tutt’attorno al fusto un fossetto profondo circa 10 centimetri. L’utilità di questo fossetto è triplice:

  1. evita che le radici crescano in superficie obbligandole a spingersi in profondità, dove è maggiore e più ricca la presenza dei nutrienti (soprattutto minerali) che danno carattere e struttura al vino. Inoltre quando le radici si sviluppano in profondità, la vite è più protetta dalla siccità poiché gli strati superficiali del terreno sono quelli che si asciugano prima in assenza prolungata d’acqua mentre quelli più profondi mantengono più a lungo l’umidità. Per questi motivi quando si fanno i fossetti attorno alle viti non bisogna aver paura di strappare o tagliare qualche piccola radice che si dovesse incontrare;
  2. favorisce la raccolta dell’acqua piovana in corrispondenza della pianta, creando quindi una sorta di invaso. Così facendo sarà possibile utilizzare in modo più efficiente la preziosa acqua piovana autunno-invernale, che verrà convogliata laddove serve, ovvero in corrispondenza delle radici della vite che faranno così scorta d’acqua in previsione della calda e torrida estate, quando le piogge scarseggeranno;
  3. elimina le erbe infestanti più vicine alla vite, scongiurando che le radici di queste possano sottrarle preziosi nutrienti con possibili riflessi sulla sua attività vegetativa e produttiva. La competizione idrica costituisce un problema reale soprattutto dove non è possibile l’irrigazione e negli ambienti caratterizzati da irregolari o scarse precipitazioni durante il periodo vegetativo.

 

Oltre a tutti questi aspetti positivi, le lavorazioni autunno-invernali del terreno presentano alcune controindicazioni che è meglio tenere bene in considerazione quando si pianifica la gestione del vigneto:

  • quando eseguite mediante l’ausilio di pesanti mezzi meccanici (trattori), favoriscono la compattazione 
del suolo, proprio per effetto della grande pressione esercitata dal trattore sul terreno. La compattazione del terreno è un fenomeno da evitarsi a tutti i costi in quanto ostacola il movimento dell’acqua e dell’aria, causando quindi una collasso idrico e biotico (microrganismi, insetti terricoli, umificazione) del terreno;
  • favoriscono la formazione della 
suola di lavorazione (anche in questo caso soprattutto quando si utilizzano mezzi pesanti), che determina un minore movimento dell’acqua in senso verticale (rendendo il terreno impermeabile) e un impedimento allo sviluppo in profondità dell’apparato radicale. La suola di lavorazione si forma soprattutto quando le lavorazioni del terreno sono frequenti e praticate sempre alla stessa profondità;
  • provocano danni alla vite, in quanto i mezzi utilizzati possono urtare accidentalmente le viti e danneggiarle. Questo accade sia quando l’attività è svolta con mezzi meccanici (piccoli o grandi che siano), sia quando è svolta in modo manuale con gli attrezzi agricoli (zappa, vanga ecc.). In entrambi i casi è quindi molto importante agire con prudenza ed accortezza;
  • espongono i vigneti in pendio al pericolo di erosioni perché ammorbidendo il terreno, le lavorazioni favoriscono il ruscellamento dell’acqua piovana e quindi il trascinamento del terreno nelle parti basse degli appezzamenti.

Per concludere posso ribadire l’importanza della lavorazione autunno-invernale del terreno mediante fresatura. Così come tutte le operazioni che si eseguono in vigna però, anche questa ha pro e contro legati soprattutto alla tipologia di terreno e alle condizioni pedoclimatiche; come sempre quindi la conoscenza del proprio vigneto è cruciale per operare nel modo più appropriato. Non bisogna mai dimenticare inoltre che la sola fresatura non basta a garantire la fertilità del terreno, per ottenere un risultato ottimale è necessario associare questa operazione con altre fondamentali come il sovescio o la distribuzione di letame.

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