Le 4 bottiglie del vino che hanno fatto la storia e continuano a farla

Dietro ad ogni vino che beviamo c’è una storia più o meno appassionante che con molta probabilità conosciamo e che ha influenzato la nostra decisione di acquistare e bere quel vino. Ma della bottiglia, intesa come recipiente di vetro dove il vino riposa (a volte per anni), possiamo dire lo stesso? Anche le bottiglie da vino hanno infatti la loro storia, e si tratta in molti casi di racconti altrettanto appassionanti e curiosi. In quest’articolo andremo alla scoperta delle più comuni forme di bottiglia da vino utilizzate ancora oggi, scoprendo perché è così importante che ogni tipologia di vino sia destinata alla bottiglia adatta, le cui caratteristiche rispondono quindi a criteri precisi.

Prima di entrare nello specifico, c’è da premettere che il vino non è sempre stato conservato in bottiglie di vetro. Fino al 1700 il vino veniva conservato in contenitori realizzati con materiali diversi come anfore di terracotta, vasi di ceramica, otri di pelle o di cuoio; il vino era perlopiù commercializzato in botti o anfore ed era compito degli osti servirlo al dettaglio in caraffe o bicchieri (di terracotta o metallo). L’uso del vetro per la conservazione del vino iniziò a diffondersi nel Rinascimento, quando delle rudimentali bottiglie di vetro venivano avvolte con un rivestimento di vimini così da rendere più elegante la presentazione della bevanda.

Ma è solo a partire dal diciottesimo secolo che iniziano a diffondersi in Francia le bottiglie di vetro soffiato per la conservazione del vino. Si trattava di bottiglie con forme diverse da quelle che siamo abituati a vedere oggi, basse e di forma panciuta. Ma è proprio da questa forma primordiale che hanno poi avuto origine tutte le attuali tipologie di bottiglie da vino.

Borgognona
La più antica bottiglia in vetro per il vino è la Borgognona, anche detta Borgognotta. Originaria dell’omonima regione francese (la Borgogna appunto, terra di grandi vini), ha una forma semplice e affusolata che si ritiene essere la sagoma in vetro più semplice da produrre quando si parla di bottiglie.

Bottiglia vino borgognona borgognotta

È per questo che dal diciannovesimo secolo in poi i produttori di vino cominciarono ad usarla per conservare sia vini bianchi sia vini rossi, soprattutto il Pinot Nero e lo Chardonnay che sono le due varietà d’uva più diffuse in Borgogna. Solitamente questa bottiglia è di colore verde, con tonalità che vanno dal chiaro allo scuro; si tratta di un dettaglio estremamente fondamentale ai fini della corretta preservazione dei vini dalla luce solare e dal calore che possono danneggiare la qualità del vino, soprattutto quello rosso. Per questo motivo troviamo ancora oggi i vini rossi in bottiglie scure e i vini bianchi in bottiglie chiare.

Bordolese
Poco dopo fu la volta della bottiglia Bordolese, originaria cioè di Bordeaux, un’altra regione vinicola francese tra le più famose (se non la più famosa) al mondo. Le bottiglie bordolesi si distinguono dalle bottiglie borgognone per il corpo dalle spalle pronunciate, una caratteristica che venne ideata per trattenere proprio nelle spalle i sedimenti solitamente presenti nei vini rossi di Bordeaux ed evitarne quindi la fuoriuscita durante la mescita.

Bottiglia vino bordeaux bordolese

La bottiglia bordolese venne usata soprattutto per i pregiati Cabernet Sauvignon e Merlot e presto associata quindi a vini di prestigio. Naturalmente anche le bordolesi hanno un colore verde scuro, o addirittura marrone scuro, per i vini rossi da lungo affinamento e un vetro verde chiaro per i vini bianchi. Nel tempo si sono diffuse ulteriori due varianti di bottiglie bordolesi: l’elegante bordolese a spalla alta utilizzata in particolare per i vini rossi e la bordolese piccola da 375ml o 500ml molto diffusa per i vini dolci.

Renana
La terza bottiglia da vino che illustriamo è la Renana, molto simile all’Alsaziana, che si caratterizza per un corpo alto e allungato, senza spalle.

Bottiglia vino alsaziana renana

Questo tipo di bottiglia fu ideata inizialmente per il Riesling, il vitigno principe della valle del Reno da cui questa bottiglia trae il proprio nome, ed è usata tuttora quasi esclusivamente per i vini bianchi che non formano depositi (non essendo dotata di spalle). La sua forma affusolata e delicata le conferisce un aspetto distinto ed elegante; rispetto all’Alsaziana risulta essere leggermente più alta e slanciata. Oltre al Riesling oggi è associata anche ad altri vini dolci e da dessert.

Champagnotta
Discorso a parte merita infine la bottiglia Champagnotta che, come è facile intuire dal nome, trae le sue origini dalla famosissima regione vinicola francese dello Champagne. Questa bottiglia nasce proprio per custodire e preservare il pregiato champagne, ma nel tempo è divenuta la bottiglia anche di gran parte dei vini spumanti. La Sciampagnotta (a volte viene chiamata anche così) è una bottiglia che nelle forme ricorda la Borgognona ma più spessa in quanto deve essere in grado di reggere la pressione fino a 10 atmosfere che caratterizza i vini spumanti; sempre a causa della pressione interna da reggere, queste bottiglie presentano un fondo molto più incavato del solito. La sporgenza presente nell’imboccatura è invece necessaria per fissare la gabbietta di metallo che trattiene il tappo. Generalmente questa bottiglia è di colore verde scuro o quasi nero.

Bottiglia champagnotta sciampagnotta

Sono queste le quattro tipologie di bottiglie che più di tutte hanno segnato la storia del vino e che a loro volta hanno influenzato la nascita di ulteriori tipologie (penso ad esempio all’Albeisa utilizzata in Piemonte per i vini rossi da lungo affinamento, che nelle forme ricorda la Borgognona). Non è un caso che queste bottiglie siano di origine francese e traggano i loro nomi da dalla zona di produzione, perché in Francia la commercializzazione del vino nelle bottiglie in vetro è cominciata prima che in altri paesi. Da quel momento in poi però queste bottiglie si sono diffuse ovunque e sono state adottate anche ad altri territori, come ad esempio la classica bottiglia alsaziana, che in Italia è usata quasi esclusivamente per i vini bianchi (quanti Gewürztraminer vi è capitato di vedere in questa bottiglia?), in Alsazia è usata anche per quelli rossi.

La bottiglia in vetro ha rappresentato una vera e propria conquista per il mondo enologico sotto molteplici punti di vista. Il vetro è infatti un materiale:

  • che non altera il sapore e mantiene intatti gusto e freschezza del vino;
  • sicuro per la salute in quanto è una barriera naturale contro i batteri;
  • sostenibile perché riciclabile al 100%;
  • naturale perché realizzato con sabbia silicea, carbonato di sodio e carbonato di calcio.

Anche oggi le bottiglie di vino vengono scelte dai produttori nel rispetto di queste antiche ragioni funzionali. È così che i vini rossi vanno ancora nelle bottiglie scure (ambra, marrone, verde o addirittura nero) e i vini bianchi in quelle chiare (trasparente e incolore), le prime hanno un aspetto più rustico mentre le seconde (più chiare e affusolate) risultano più eleganti.

E per quanto riguarda il vetro? Ovviamente nel corso dei decenni le tecniche di produzione si sono sviluppate rendendo possibili alcuni traguardi inimmaginabili un tempo; è così che la maggior parte delle bottiglie oggi in commercio è fatta con vetri speciali che non permettono il passaggio dei raggi ultravioletti. Le aziende moderne inoltre non trascurano l’aspetto ambientale, il vetro è un materiale interamente riciclabile e i nuovi processi di produzione permettono di ottenere delle bottiglie sempre più leggere senza rinunciare alla resistenza.

Ora che capite i motivi per cui si usano queste forme e colori nelle bottiglie da vino potrete apprezzarle meglio e scegliere quelle giuste se volete produrre un vino tutto vostro!

 

Quest’articolo è stato liberamente tradotto da Does It Matter Which Type of Bottle Your Wine Comes In?, di Rachel Stelter. Spunti sono stati inoltre presi dal libro Il Mondo del Sommelier dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier)

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